Il capitale ignorante by Marco Meneguzzo

Il capitale ignorante by Marco Meneguzzo

autore:Marco Meneguzzo [Meneguzzo, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Johan & Levi
pubblicato: 2019-07-14T22:00:00+00:00


Polarità pericolose

Una storia sociale dell’arte oggi? – Complessità vs semplificazione – O troppo ricchi o troppo poveri: fine della mediazione borghese - Declino del collezionismo diffuso – La frustrazione del collezionista borghese – Contromisure possibili: condividere o subire le nuove regole – Lo scenario extraoccidentale – La polarizzazione accettata – Un sistema più semplice

Quel che accade oggi nel sistema dell’arte riflette quanto sta avvenendo nella società in generale. Quando negli anni settanta del xx secolo si commentava la Storia sociale dell’arte di Arnold Hauser (pubblicata in tedesco nel 1951), che metteva in stretta relazione fenomeni sociali e produzione artistica, i critici più sottili ne stigmatizzavano l’eccessivo meccanicismo per cui a un tipo di società sarebbe corrisposto un determinato stile. Per suffragare questa posizione facevano appello alla complessità e alla diversificazione delle strutture – anzi, delle sovrastrutture – della società, dimostrando come non fosse né automatico né possibile identificare quale tipo di produzione artistica si sarebbe realizzata e attagliata alle diverse organizzazioni sociali (oligarchia, aristocrazia, dittatura, democrazia). Quelle critiche molto sofisticate e documentate si ergevano a difendere una parziale autonomia dell’arte e della produzione artistica, anche in virtù delle infinite variabili che intervenivano a guidare il gusto, le attitudini, le propensioni, le attività individuali delle varie componenti sociali. La complessità sociale, in una frase, impediva ogni schematismo interpretativo, e nello stesso periodo potevano convivere tranquillamente gli affreschi di Annibale Carracci e le tele di Caravaggio. Eppure, a riconsiderare adesso quel tentativo di sistematizzazione della realtà sociale e politica, si potrebbe quasi dire che se non funzionava per la storia dell’arte occidentale nel corso del suo sviluppo diacronico, forse potrebbe servire per capire le società odierne in balia della globalizzazione. D’altronde, ci siamo ritrovati a utilizzare in queste pagine molte intuizioni marxiane che in ambito di storia occidentale risultavano obsolete, ma che in un contesto di storia globale riacquistano una loro validità. Il motivo per cui ciò è possibile risiede in quella progressiva semplificazione che sta interessando la società globale, a dispetto di tutte le previsioni di segno contrario e gli appelli a preservare e a considerare ogni differenza culturale come ricchezza del pianeta. Da un lato, dunque, c’è la teoria della complessità applicata ai sistemi sociali (così come sosteneva Edgar Morin nell’Introduzione al pensiero complesso del 1990, o ancor più nella Complexité humaine del 1994), in cui tutto è correlato, e che risulta estremamente convincente nelle sue analisi e anche nelle sue intuizioni, dall’altro si scopre giorno dopo giorno – sulla rete o leggendo i tweet dell’ultimo presidente in carica – che politica e sistemi sociali mondiali cercano costantemente le soluzioni più semplici possibili, delle scorciatoie operative basate sul luogo comune e sull’emozione immediata, che siano spiegabili entro i duecentottanta caratteri di un “cinguettio”. Dalla Prima guerra del Golfo del 1991 a oggi, a fronte dell’irruzione sulla scena di culture e civiltà lontane da quella occidentale, la risposta sociale e politica sembra essere stata improntata alla prova di forza sempre più elementare, e la fine di questo processo ancora non si vede.



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